Phi

Compulsivamente
apparsa con più e
più moti -laterale-
basso-laterale-alto
discendente e
ancora, ancora
su bianco
in più varianti //
scorre il gesso
le dita
impiastricciate // una phi
un’altra ϕ ϕ ϕ ϕ ϕ ϕ
compulsivamente

 

Immagine: “Phi” [olio, acrilici, gessi, acquerelli su tela]

Di conigli e cilindri

Il nero mai è vuoto –
vedo un mago e
un coniglio
e mille e più esplosioni
che in coriandoli si fanno
palloncini e bolle e
soffioni

 

Immagine: “Di conigli e cilindri” (oli, acrilici, inchiostro e gessetti). Per info e acquisto, scrivi a info@ityart.com

Chi?

Chi mi rappresenta?
Chi ti rappresenta?

La frutta fuori stagione
il gigolò incallito
l’elettrico in panne

Chi mi rappresenta?
Chi ti rappresenta?

Il ventennale nostalgico
le stelle cadute
“l’antisistema”

Chi mi rappresenta?
Chi ti rappresenta?

Venditori di fumo
abbaiatori di slogan
tiktoktisti dell’ultima ora

Chi rappresenta
le città cadute
le città inondate
le morti bianche
i senza nome
i senza denari
?

Chi contrasta
il lavoro nero
il lavoro assente
lo sfruttamento
il razzismo
i cimiteri dei non nati
l’aborto insicuro
la malasanità
le mafie, i segreti di stato
le mancate cittadinanze
i diritti non garantiti
l’indolenza, la prevaricazione?

Chi mi rappresenta?
Chi ti rappresenta?

Il v(u)oto al bianco/
alla protesta

Immagine: “Carnival”, acrilici su carta.

on-fire-ityart

On fire

Rossi e aranci
ardono i cieli
e di cenere tingono
le nubi…

Ci vorrebbe del blu o
coperte o veli

quei veli dipinti di
speranze e fiori
che scorrono come
fiumi

Ci vorrebbero 1000 e più
fiati a soffiare sugli
edifici-candela e 1000 e più
applausi ad accompagnarli

Ci vorrebbe una luce sommessa,
delicata come il primo
sole del mattino a rischiarare
terre e guance
rigate

Ci vorrebbe una farfalla sulla
punta del naso, uno schizzo
d’acqua sul viso, l’odore
avvolgente del pane sfornato
e il canto dei grilli prima che fa sera

Ci vorrebbe del verde e del blu
e un rosso
che non bruci

 

Immagine: “On fire” [tecnica mista su tela, 20×30]
Si consiglia di leggere ascoltando Ludovico Einaudi, “Wind song”

Momenti

Il momento in cui capiamo di rientrare in una definizione
è, a volte, il momento in cui realizziamo d’essere stati definiti
da altr* per ciò che una macro-struttura, apparentemente solo esterna e che si ripropone
nei tempi e in certe geografie, vuole che siamo.

E nel dirci cosa siamo, ci dice soprattutto cosa/chi non dobbiamo essere.
Cosa/chi è sbagliato essere.

Spesso, accettiamo l’imposizione senza domandarcene la ragione,
i perché, la correttezza. Senza chiederci “è davvero così?”.
Senza metterne in dubbio la fissità – “deve per forza essere così?”

Non possiamo – non c’è consapevolezza.
Non vogliamo – non c’è volontà.

Il momento in cui percepiamo la veste che ci viene imposta
come non adatta, a volte, è anche il momento in cui iniziamo
a vedere le imposizioni altre. I vestiti troppo stretti o
troppo larghi. Troppo stinti o senza colori.

La percezione e l’osservazione, però, sono solo un primo passo d’un processo uroborico.
Il secondo, la comprensione.
Il terzo, il sovvertimento…

Di sé, per iniziare.
Del resto, per continuare.

Il momento in cui realizziamo di essere tutt* parte di un sistema
escludente, ingiusto, prevaricante, oppressivo e colonizzante deve diventare
il momento in cui, il più possibile e non a volte, decidiamo di agire per cambiare
paradigmi, allargare le geografie e considerare ogni corpo come corpo
abitato, abitabile e resistente.

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Letture consigliate: “Decolonialità e privilegio” – Rachele Borghi
In foto: “The wind of revolution” (oli e acrilici su carta da imballaggio)

Un germoglio

Piccoli universi coesistenti
collidenti

Piccoli universi raccolti,
conchiusi

Nel nero, per l’azzurro

Il germogliare come atto
rinnovante dell’universo,
della parete, del loro insieme

Un germoglio è il braccio
che fuoriesce dal vuoto e
stirandosi sviluppa la sua celeste
propensione

Un germoglio è l’istinto
sopravvivente che prende forma
in atto, limpido e netto

Un germoglio come conferma
della complessità –
piccolo universo in un palmo,
tra pareti

Un germoglio – o più –
dal nero per l’azzurro

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Dipinto: “Natura morta”
[acrilici su carta]

Stimoli

Non c’è luogo in cui andare.
Prima che sappia, oh che tu sappia
che non c’è fine al di là della montagna
ricorda che non importa
la spina o la spinta del vento.

Troppo legato alla gabbia,
non c’è luogo in cui la lotta possa condurti.

Ricorda:
la spina è il lampo conficcato nella carne.

Senti quel che devi,
separi il superfluo,
dimentichi te stesso
nell’oppressione del cuore.

Non c’è luogo in cui andare,
non c’è fine al di là della montagna,
non importa la spinta del vento.

La spina sarà sempre lampo
e la carne lacerata
sanguinerà il verbo dell’eterno.

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Quadro: “Marie in Caravelle” – ityart – collezione privata

Teneramente

Il rotolare del ciottolame
lo scrosciare dei passi
a occhi chiusi e visi sospesi

sono voce mielata, burro caldo
su toast fragranti

Teneramente

Una foglia tra i palmi,
una coda che batte

sono cuore colmo e
spalle a farfalla

Teneramente

Una luce soffusa,
l’azzurro marino
il controcanto celeste

sono respiro profondo e
vivi sorrisi

Teneramente

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Immagine: Jazz-Night 5 (digital painting) – ItyArt
Per raggiungere il mood adatto alla lettura, si consiglia di ascoltare Ella Fitzgerald e Louis Armstrong.

Ofelia

Mia cara sorella
sento il sale delle tue guance
e l’ardito battere nel petto

Mia cara amica
odo i passi tuoi veloci
e leggeri scivolare in corsa
per i verdi prati

Mia cara compagna
sento, ancora, il pulsare
feroce delle tempie tue
in ebollizione

Mia cara, carissima vicina
avverto lo scrosciare dell’acqua
e il tonfo sordo del corpo tuo
sprofondare tra i flutti

Mia cara e sempre carissima
chiaramente vedo e sento
le libellule ronzare su ninfee
e fiori che teneri incorniciano
il candore tuo virginale

Mia cara, infinitamente cara
orchidea, ormai fiore tra fiori,
accolgo il tuo profumo come emanazione
ultima della tua essenza.

Riposa e in pace fluttua
per noi, tutte.

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Dipinto: “Ofelia” [olio e acrilico su tela, 40×50] – ItyArt

IN

Attiva il raggio:
risplendi
accogli, stordisci.

In questo santo giorno…
In questo giorno
santo è il cielo
il blu oceanico
santo il silenzio

santo

il suolo calpestato
il suono silente
rimbombante
giacente

santo il germoglio
e il ruvido ardire
santo il creato e l’assente
benedetti e santi, tutti, che
sia benedetto, che siate benedetti
che siamo.

Che?

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Testo :“In” da Ity
Immagine: “Lungo il fiume”, acrilico su carta (21×29)